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    • Maria Carmela Benvenuto    Flavia Pompeo   

      La lingua degli antichi Persiani

      Appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee, il persiano antico, la lingua iranica di più antica attestazione diretta, ha ricoperto un ruolo chiave nella decifrazione del cuneiforme. Dal VI al IV secolo a.C., durante l’epoca della dinastia achemenide ha conosciuto un’ampia diffusione nel multilingue e multietnico impero persiano. Non a caso, la maggior parte dei testi in persiano antico è costituita dalle iscrizioni monumentali, spesso plurilingui, redatte per volontà dei sovrani.

      Dopo una breve introduzione dedicata alla storia dell’impero achemenide e alla scrittura cuneiforme, il volume presenta la lingua persiana antica seguendo un modello di descrizione grammaticale sincronica ma non priva di riferimenti diacronici alla comparazione indoeuropea e interlinguistica, indispensabili alla comprensione di alcuni fenomeni. La grammatica si articola in capitoli dedicati all’analisi dei differenti livelli linguistici ed è arricchita da un vasto repertorio di esempi.

      Segue la crestomazia che, pur nella relativa scarsità documentaria del persiano antico, intende fornire un’antologia rappresentativa dei testi achemenidi in traduzione italiana, offrendo ai lettori non solo un saggio della lingua, ma anche uno spaccato della cultura e della storia di una grande dinastia dell’antichità. Completano il volume la bibliografia ragionata e il glossario dedicato alle parole contenute nei testi della Crestomazia.

    • Attilio Andreini    Giulia Baccini    Maurizio Scarpari   

      Corso di lingua cinese classica e letteraria

      Il Corso di lingua cinese classica e letteraria illustra le caratteristiche della lingua cinese dei testi risalenti al periodo tra il VI e il II secolo a.C. e ne descrive l’evoluzione in quella che è stata definita “lingua letteraria” (wenyan), impiegata da eruditi e funzionari per quasi due millenni per comporre testi in prosa o in versi, ma anche per redigere documenti ufficiali di carattere amministrativo.

      Dopo una introduzione che mette in risalto l’approccio didattico innovativo basato su “griglie” sintattiche, il Corso si articola in due parti: la prima relativa alla lingua classica (gudai hanyu), di cui sono descritte le principali strutture con note di commento e box di approfondimento; la seconda alla lingua letteraria, attraverso l’analisi e la traduzione dei testi letterari, storici e filosofici, integrati da ampie annotazioni critiche.

      Il Corso è corredato da esercizi e da una selezione di brani tratti dalle principali opere classiche e post-classiche da analizzare e tradurre.

    • Paola Buzi    Agostino Soldati   

      La lingua copta

      Lingua di cultura e d’uso attestata nel millennio che va dal sec. III al sec. XII d.C., il copto fu idioma dell’elemento autoctono di fede cristiana dell’Egitto accanto al greco e, a partire dal sec. VII, all’arabo. Ultima fase della lingua egiziana, il copto era scritto tramite l’alfabeto greco arricchito di alcuni segni supplementari derivati dalla scrittura demotica.

      La prima parte di questo volume – esaustiva introduzione allo studio della lingua copta, illustrata nelle sue principali varianti dialettali – affronta il contesto storico, sociale e culturale in cui il copto fiorì e assurse a medium di una civiltà scrittoria cui dobbiamo, tra l’altro, la conservazione di opere letterarie greche, altrimenti perdute, e testi documentarî essenziali per lo studio dell’economia, del diritto e della storia sociale dell’Egitto tardoantico e medievale.

      La seconda parte descrive in dettaglio l’alfabeto, la fonologia, la morfologia con lineamenti di sintassi delle principali varietà dialettali della lingua. Chiude l’opera una crestomazia di testi, letterarî e documentarî (epigrafici e papirologici), attinti a tutti gli àmbiti dialettali e risalenti a varia epoca, accompagnati da un commentario grammaticale e dalla traduzione in italiano.

      Il volume è completato da con un glossario di voci copte, greche, onomastici e i toponimi occorrenti nei testi della crestomazia e da una bibliografia di riferimento.

    • Maurizio Scarpari    Attilio Andreini   

      Grammatica della lingua cinese classica

      Il cinese classico è la lingua, colta e raffinata, con la quale sono state redatte le opere ascritte al periodo compreso tra il VI e il II secolo a.C., testi che hanno fornito le basi identitarie, intellettuali e ideologiche di quelle che poi sarebbero diventate la classicità e la cultura tradizionale.

      Oltre alle opere canonizzate agli albori dell’età imperiale e tramandate nel corso dei secoli, la Grammatica della lingua cinese classica prende in considerazione anche i numerosi manoscritti su bambù, legno e seta rinvenuti di recente nelle tombe di aristocratici e funzionari, databili tra la fine del IV e il I secolo a.C. Si tratta di una scelta innovativa, dettata non solo dal valore intrinseco di ogni singolo testo, per lo più inedito, ma anche dalla possibilità che ci viene offerta di accrescere e perfezionare le nostre conoscenze della lingua, della grammatica, del sistema fonologico, della scrittura, della storia e del pensiero filosofico, religioso e scientifico della Cina antica, e di rileggere e reinterpretare le opere tramandate, consentendone una migliore comprensione e una più precisa datazione. È oggi impossibile studiare la civiltà cinese prescindendo da queste nuove fonti.

      Circa 1200 esempi per complessivi 15.000 caratteri, tratti da un centinaio di opere a stampa e manoscritte, qualificano questo volume come uno strumento essenziale per chiunque intenda studiare le opere fondative della cultura cinese tradizionale.

    • Luisella Sari   

      Rune scandinave

      La scrittura degli dèi del Nord

      Un affascinante e coinvolgente viaggio tra linguistica e archeologia, storia e antropologia, per ripercorrere l’evoluzione della sequenza runica lungo quindici secoli, dall’Età del Ferro fino al Medioevo.

      A partire dalla Danimarca, attraverso la Svezia e la Norvegia, fino alle più remote regioni della Groenlandia, le rune ebbero un ruolo di preminenza assoluta nel panorama culturale scandinavo. Misteriosi segni di origine divina, prerogativa del Padre degli dèi, Odino, che le impiega per i propri incantesimi e sortilegi, nei primi secoli della loro storia vennero utilizzate da più popolazioni di stirpe germanica, trovando dall’epoca vichinga in poi la propria massima espressione nel mondo nordico.

      Un progressivo processo di laicizzazione le portò nel Medioevo a divenire lo strumento di una vivace ed eterogenea comunicazione quotidiana, senza che questo le privasse mai totalmente dell’alone di sacralità entro il quale erano sorte.

    • Rita Francia    Valerio Pisaniello   

      La lingua degli Ittiti

      L’ittita è la lingua indoeuropea di più antica documentazione, parlata in Anatolia nel II millennio a.C. (1650-1180 a.C. circa), registrata su tavolette d’argilla in scrittura cuneiforme e impiegata per redigere testi di svariata tipologia. Questo volume dopo un’introduzione sulla scoperta degli Ittiti e sugli aspetti grafici e fonetici della lingua, ne fornisce una descrizione chiara e completa della struttura grammaticale. Segue un’ampia crestomazia che presenta una serie di testi diversi e offre un saggio della ricchezza della letteratura ittita. Questa, ancora poco nota al vasto pubblico, merita di essere conosciuta per la sua incredibile varietà: dai testi mitologici (i cui richiami sono evidenti nella mitologia greca) a quelli giuridici, storici, religiosi e mantici. Il volume si completa con una lista dei segni cuneiformi ittiti e un glossario ittita-italiano.

    • Franco D’Agostino    Angela Greco    Armando Bramanti    Gabriella Spada   

      La lingua dei Sumeri

      Lo studio della lingua dei Sumeri, la prima a essere messa per iscritto dall’uomo, rappresenta un viaggio affascinante nella Mesopotamia antica. Incisa con caratteri cuneiformi sull’argilla, la lingua sumerica ci accompagna alla scoperta della cultura dei Sumeri, giunta sino a noi su decine di migliaia di tavolette che raccontano di dèi ed eroi, di sovrani e battaglie, di leggi e processi. Ciò ci consente di raccontare la storia dell’umanità nella sua fase più antica e fondante a partire dalla fine del quarto millennio a.C. La lingua sumerica presenta una struttura sofisticata e affascinante, di cui si offre qui una descrizione corredata da una ampia selezione di esempi. Una variegata e ricca raccolta di testi commentati, scelti tra quelli più significativi in tutti i settori della tradizione sumerica, è parte integrante della presentazione linguistica e permette al lettore di toccare con mano la realtà da cui la descrizione grammaticale prende le mosse. Il volume ripercorre altresì le vie attraverso cui i Sumeri e la loro lingua sono stati riscoperti nella cultura europea del XIX secolo da parte di filologi appassionati, e il clima culturale in cui questa scoperta ha avuto luogo.

    • Emanuele M. Ciampini   

      La lingua dell’antico Egitto

      Legata alla cultura faraonica e sua espressione diretta, la lingua egiziana classica costituì per secoli un modello ideale di comunicazione: una lingua nata dal parlato, poi cristallizzatasi come parte integrante della cultura del testo scritto. L’egiziano classico fu usato dall’amministrazione, ma espresse anche una vasta produzione letteraria che si fece segno distintivo dell’Egitto faraonico. Fortemente connessa alla scrittura geroglifica, questa lingua seppe farsi espressione di identità culturale, prima ancora che nazionale, e la sua riscoperta ha quindi aperto le porte di un mondo antico, affascinante, ma certo non staccato dalla realtà storica. Questo volume si muove nella documentazione antica seguendo un percorso che è soprattutto culturale, e non solo grammaticale, per fornire ampie prospettive a chi si accosti allo studio dell’antica lingua dei faraoni. L’inquadramento storico-culturale è la premessa alla trattazione grammaticale, mentre la crestomazia mette a disposizione del lettore documenti di varia natura ed epoca, compresa una scelta di materiali tardi con fenomeni di “crittografia”. L’apparato didattico comprende una serie di supporti (esercizi con relative soluzioni, lista dei segni, glossario egiziano-italiano) che consentono di acquisire una progressiva familiarità con la lingua e la scrittura.

    • Fabian Sanders   

      La lingua tibetana classica

      Il tibetano classico è una lingua letteraria e dotta, in uso in Tibet da più di un millennio e destinata in primo luogo a fornire uno strumento espressivo sofisticato per i vari aspetti dottrinali, filosofici, rituali storici e letterari delle tradizioni buddhiste. Il manuale affronta tutti i principali aspetti dello studio della lingua: l’alfabeto e la sillaba, i fondamenti di morfologia lessicale, la struttura e le parti del discorso, i casi grammaticali e i connettori sintattici, i verbi. Ogni connettore, costruzione, forma o prassi espressiva della lingua è illustrata da una presentazione teorica seguita da una selezione di esempi presentati in ordine crescente di complessità e tratti da un vastissimo repertorio letterario sempre accompagnato dall’indicazione della fonte. Particolare attenzione è stata riposta nell’estrapolare gli esempi da testi di ogni epoca, di ogni area geografica, di ogni scuola e di ogni classe dottrinale, in modo da fornire un panorama quanto più vario possibile di stili e forme espressive, e facilitare l’acquisizione di un patrimonio lessicale adatto a comprendere i principali argomenti trattati nei testi classici. Frutto di una pluriennale esperienza didattica in Italia e all’estero, il volume si rivolge non solo agli studenti universitari dei corsi di tibetano, ma anche a chiunque desideri avvicinarsi a questa affascinante lingua, veicolo espressivo di concetti e dottrine di profondità unica e di indubbia bellezza.

    • Franco D’Agostino    Maria Stella Cingolo    Gabriella Spada   

      La lingua di Babilonia

      Con la collaborazione di Salvatore Monaco

      Il babilonese fu una lingua di grandissima longevità e diffusione: parlata come lingua madre o lingua franca per più di due millenni, dal XX secolo a.C. fino all’inizio dell’era cristiana, in un’area che si estende dalla Mesopotamia (odierno Iraq meridionale) alla Siria, all’Anatolia e all’altopiano iranico. In lingua babilonese e scrittura cuneiforme ci è stata tramandata una enorme quantità di documenti delle tipologie più diverse: non solo di natura amministrativa, ma anche una delle prime raccolte di “leggi” prodotta dall’umanità e una vasta letteratura. Questo volume presenta per la prima volta a un pubblico non specialistico le strutture fonetiche e grammaticali su cui si fonda la lingua babilonese e costituisce un solido strumento scientifico per chi voglia avvicinarsi a un patrimonio culturale così vario e sfaccettato. Alla sezione grammaticale segue una raccolta di testi significativi di varia tipologia (crestomazia) accompagnati da commenti grammaticali e spiegazioni storico-culturali, consentendo al lettore un primo significativo approccio con la civiltà dell’antica Babilonia. L’ultima parte del testo raccoglie la lista dei segni cuneiformi, nella variante che appare nelle iscrizioni sui monumenti o sugli oggetti litici e quella corsiva utilizzata per le tavolette di argilla. Il glossario babilonese-italiano che chiude il volume permette di orientarsi nella traduzione degli esercizi della grammatica e della crestomazia.