Descrizione
Napoli è un mondo a parte fatto di mille mondi, come dimostra del resto la sua gastronomia. Come non esisterebbe la lingua italiana senza la Toscana, così non ci sarebbe la cucina italiana senza Napoli: pizza, pasta, caffè, mozzarella, limoncello sono solo alcuni dei simboli di una cucina eterna e radicata nelle abitudini della gente. Il cibo per i napoletani è talmente importante che non hanno un sostantivo per chiamarlo: usano il verbo mangiare che diventa sostantivo o magnà, ossia il mangiare. C’è la tradizione di terra perché prima i napoletani erano soprannominati mangiafoglie grazie alla fertilità del suolo vulcanico che conferisce un sapore unico alle verdure, agli ortaggi e alla frutta, poi la cucina marinara, e ancora lo street food popolare con la pizza, le frittatine di maccheroni, le palle di riso, la pasticceria da passeggio (sfogliatelle, babà, zeppole), la cucina nobiliare portata dai monzù tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, la cucina borghese del Novecento italiano, quella moderna dei cuochi stellati. Per il napoletano o magnà costituisce il centro della giornata: che cosa sarebbe una domenica senza il Napoli e il ragù?
Note biografiche
Luciano Pignataro, laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora dal 1988 al Mattino di Napoli dove si occupa di vino, gastronomia e agricoltura. Autore di numerose guide, collabora con Slowine ed è nel comitato esecutivo della Guida Ristoranti Espresso. Ha pubblicato con Newton Compton La cucina napoletana di mare e I dolci napoletani, con le Edizioni dell’Ippogrifo Le ricette di Napoli e nella BUR I vini low cost. Cura il sito www.lucianopignataro.it, uno dei più cliccati del settore food and wine.